La strategia REPowerEU, presentata dall’Unione Europea a maggio, intende affrontare la dipendenza energetica dalla Russia in un’ottica di sfida ambientale europea al 2030. Gli interventi sono piuttosto ambiziosi, come: l’incremento degli obiettivi di efficienza energetica complessiva, un maggiore ricorso di idrogeno e biometano, la diversificazione delle fonti e l’aumento degli obiettivi da rinnovabili.
In merito all’idrogeno la Commissione intende investire 200 milioni in più per costituire le valley nell’ambito dei partenariati tra gli Stati membri. Trovano spazio anche gli acquisti congiunti di gas, GNL e idrogeno tramite la piattaforma UE per l’energia.
Le rinnovabili troveranno maggiore posto nel programma di lavoro di Horizon Europe 2023-2024 mentre si fa strada l’alleanza industriale per il fotovoltaico. In merito all’efficienza energetica la UE intende diffondere tecnologie e sistemi per l’efficientamento energetico degli edifici.
Emerge con grande forza il tema delle materie prime critiche, materiali (tra cui litio, grafite, cobalto, e terre rare), che rappresentano un punto debole per l’Europa in termini di disponibilità .
Per mitigare nuove dipendenze da mercati esteri la Commissione cercherà di sostenere una filiera europea basata su circolarità e riciclo, assieme anche allo sfruttamento di nuove miniere. Il piano infine riconosce che occorre individuare fonti di uranio alternative e potenziare le capacità di conversione, arricchimento e fabbricazione di combustibili in Europa o sul territorio dei partner dell’UE nel mondo, anche se il tema non è affrontato direttamente dal piano per le divergenze presenti in molti Paesi.
Intanto i 32 avvisi aperti fino a settembre per la partecipazione alle Mission europee, destinano più di 560 milioni di euro a obiettivi misurabili di grande rilevanza per la Sostenibilità nel 2030: 150 regioni resilienti nell’ambito dell’ “Adattamento al cambiamento climatico”; 100 “Città climaticamente neutre e intelligenti”; “Cibo e terreni sani”; “Cancro”; “Oceani, mari, acque costiere e interne sani”.
Filiere transnazionali per lo sviluppo sostenibile. Il contributo italiano alla cooperazione tecnologica e scientifica con l’Indo-Pacifico
L’indipendenza energetica proposta dalla UE deve necessariamente fare i conti con alleanze alternative più o meno obbligate verso l’Indo-Pacifico.
Se riguardo all’approvvigionamento di materie prime e terre rare, i mercati dipendono quasi esclusivamente dalla Cina, in merito al gas naturale, oltre ai mercati più prossimi, gran parte della sfera occidentale guarda all’India ma il possibile approvvigionamento da lunghe distanze rischia nel frattempo di essere difficoltoso per la realizzazione dei corridoi e per il trasporto via mare.
E’ recente ma precedente all’invasione dell’Ucraina il documento della Farnesina in merito al contributo italiano alla strategia europea per l’Indo-Pacifico.
Oltre a diversi interventi di assistenza in loco, in merito al tema ambientale è degna di nota l’adesione dell’Italia a marzo 2021 all’International Solar Alliance, piattaforma di collaborazione internazionale con sede a New Delhi volta a promuovere lo sviluppo dell’energia solare e la riduzione del ricorso alle fonti fossili. Il sostegno ai Paesi ASEAN si concretizza invece con contributi alla Catalytic Green Finance Facility, allo sviluppo del progetto “Italy-ASEAN Partnership for sustainable devolpment”, avviato nel 2021 per accrescere l’attenzione a sviluppo sostenibile, economia digitale e energie rinnovabili.
E’ indicato anche il potenziamento della cooperazione bilaterale in materia di ambiente e sviluppo sostenibile India, Filippine, Thailandia, Indonesia, Malaysia e Maldive e in particolare la Partnership strategica bilaterale tra Italia e India in materia di transizione energetica che punta ad approfondire la significativa cooperazione industriale già in atto per sostenere, anche sul piano della collaborazione istituzionale, l’ambizione indiana di sviluppare 500 GW da fonti rinnovabili entro il 2030.
Il sostegno del PNRR alle filiere nazionali
Il sostegno del PNRR alle filiere nazionali nasce alla luce del quadro di ripresa post-pandemico e tuttavia oggi le filiere produttive nazionali assumono un’importanza eccezionale nel quadro della regionalizzazione delle aree di influenza e dei problemi insorgenti di scarsità energetica.
È necessario quindi costruire iniziative italiane collegate a stretto filo con le filiere europee, in quanto siamo di fronte a sfide che richiedono una massa critica di risorse e una convergenza geopolitica che soltanto l’alleanza europea può fornire rispetto ai competitor asiatici e agli alleati americani.
Possiamo leggere dentro questo quadro una serie di iniziative emanate dal MISE, dal MITE e dal MUR per sostenere diverse filiere strategiche.
Con lo strumento dei contratti di sviluppo il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ha attuato l’Investimento 5.2 «Competitività e resilienza delle filiere produttive» del PNRR con una dotazione finanziaria di 750 milioni di euro, per rafforzare le filiere produttive, anche emergenti, strategiche per lo sviluppo del sistema Paese.
Le filiere individuate – automotive; design, moda e arredo; microelettronica e semiconduttori; metallo ed elettromeccanica; agroindustria; chimico/farmaceutico – saranno sostenute con incentivi a sportello.
Il Ministero della transizione energetica (MITE) ha destinato invece 450 milioni al settore idrogeno per sostenere la costruzione di stabilimenti per la produzione di elettrolizzatori nell’ ambito dei Progetti IPCEI; per la realizzazione di stabilimenti per la produzione di elettrolizzatori ulteriori rispetto a quelli IPCEI, e per lo sviluppo della filiera produttiva degli elettrolizzatori e/o delle relative componenti.
Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha invece stanziato 1,6 miliardi per avviare 5 Centri Nazionali per la ricerca in filiera previsti dalla Componente “dalla ricerca al business” della Missione “Istruzione e Ricerca” del PNRR.
Sono state individuate le seguenti aree strategiche: Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; Agritech; Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA; Mobilità sostenibile; Biodiversità.
La caratteristica di questi centri è il sistema di collaborazione tra atenei, enti di ricerca, imprese, istituzioni nelle filiere della ricerca e innovazione, parliamo di 55 università italiane e le Scuole Superiori coinvolte, 24 enti pubblici di ricerca e altri organismi di ricerca pubblici o privati, 65 imprese.
Probabilmente occorre ancora una rilettura del complesso delle iniziative avviate e in corso di avvio affinché si possano indirizzare le azioni previste verso una maggiore complementarietà con le iniziative europee internazionali, dei quali resta un esempio eccellente l’IPCEI per le grandi imprese ma anche EUROSTARS per le PMI.
Infine il complesso delle iniziative in via di strutturazione dovrebbe essere affiancato dallo sviluppo delle filiere digitali attraverso azioni di sostegno significative che riattivino progetti di interconnessione per le grandi filiere industriali (vedi ad esempio il modello dei contratti di sviluppo per gli autobus elettrici), con iniziative di aiuto per lo sviluppo dei processi produttivi digitali delle PMI collegate alle filiere chiave individuate.
Per approfondire: Statistiche e Bandi Archivi – Airi