Il rapporto 2018 “BioInItaly Report 2018”, realizzato da Assobiotec, costituita da Federchimica, ed ENEA, entrambi Soci Airi, rileva che l’industria biotecnologica italiana sta vivendo una fase di consolidamento sulle realtà aziendali più solide e competitive, confermandosi ad alta intensità di ricerca. La fotografia delle biotecnologie in Italia, con 571 imprese, conferma il primato delle imprese che operano nelle biotecnologie applicate alla salute dell’uomo, che rappresentano oltre la metà delle imprese biotech italiane (52%). A seguire si segnala la presenza delle imprese focalizzate su industria e ambiente che sono il 28% del totale. Una porzione è riservata alle imprese attive nella Genomica; Proteomica e Tecnologie Abilitanti ed infine al settore delle biotecnologie applicate all’agricoltura e alla zootecnica.
Sul totale delle imprese dedicate alla R&S biotech la quota di quelle micro o piccole sfiora il 90%, anche se negli ultimi quattro anni si registra una riduzione della quota di micro imprese sul totale a causa sia del consolidamento del settore sia degli effetti prodotti da una prolungata congiuntura economica.
Le imprese attive nel settore della salute generano tre quarti del fatturato biotech totale. È proprio nell’area della salute che le imprese a capitale estero realizzano la maggior parte del proprio fatturato, mentre tra quelle a capitale italiano è il comparto dedicato a industria e ambiente che contribuiscono in modo determinante al fatturato biotech totale.
Le imprese biotech si caratterizzano per un’elevata proiezione sui mercati esteri (38%) più di una volta e mezza rispetto al comparto manifatturiero (23%) e più di sette volte quella relativa all’industria italiana nel suo complesso (5%). La distribuzione dell’export biotech risulta polarizzata a livello territoriale a quattro regioni, per più del 90% del totale: Lombardia, Piemonte, Toscana e Lazio. Gli investimenti in R&S biotech rappresentano il 35% degli investimenti complessivi in R&S per il totale delle imprese analizzate, questo dato sale al 90% per le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano. L’ammontare della spesa in R&S biotech si attesta attorno ai 764 milioni di euro, in aumento del 22% rispetto al 2014. Il 34% degli investimenti biotech totali sono destinati a finanziare attività di ricerca svolte in outsourcing (investimenti extra-muros biotech), mentre il 67% delle attività di ricerca è svolta internamente alle aziende (investimenti intra-muros biotech).
Dal rapporto, i cui dati confluiranno nelle statistiche sull’industria biotecnologica curate dall’OCSE, da una parte si evince un’attenzione crescente da parte dei policy maker verso il settore e più in generale verso la Ricerca e Innovazione. Ciò è stato possibile attraverso alcune iniziative, sfociate nel 2017 nel piano Nazionale Impresa 4.0, come ad esempio, il riconoscimento di Start Up e PMI innovativa, l’adozione di un regime di tassazione agevolata sui redditi di proprietà intellettuale (Patent Box), il credito d’imposta per gli investimenti in R&S, che ad oggi è il beneficio fiscale più importante per le imprese. Dall’altra parte tuttavia è necessario sostenere il settore in modo strutturato e con un approccio strategico di lungo periodo per poter competere a livello internazionale nelle biotecnologie.