Secondo i più recenti indicatori dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), nel 2020 il complesso dei suoi paesi membri avrebbe accresciuto del 1.8% in termini reali gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S).
Si tratta di una crescita al di sotto della media annuale (5%) ma, considerando le avverse condizioni di mercato dovute allo shock pandemico, nel complesso la R&S si è dimostrata parte integrante della risposta internazionale alla crisi sanitaria.
Il più recente aggiornamento del report AIRI “R&S Dati Statistici – Statistiche della ricerca e sviluppo” mostra anche che lo shock pandemico ha messo in risalto l’emergere di un contesto internazionale di crescente competizione economica e tecnologica tra macro-regioni che vede al centro l’Unione Europea.
Stando ai dati OECD la pandemia sembra aver colpito soprattutto la R&S svolta nella UE a 27. Mentre gli Stati Uniti trainano la crescita dell’area OECD con un + 5% di investimenti in R&S, la Cina mantiene costante la sua crescita del +9%. Anche la Federazione Russa registra un aumento del 5% degli investimenti complessivi in R&S. Al contrario secondo l’OECD nel 2020 l’Unione Europea subirebbe una contrazione degli investimenti in R&S del -2%.
La pandemia ha sancito lo spartiacque di un processo decennale (2009-2019) che, dopo la crisi economica mondiale del 2008-2012, allarga la distanza dell’UE dalla Cina e dagli Stati Uniti. Il dato che registra tale distanza è la cosiddetta intensità della ricerca e sviluppo (che dà la dimensione dello stock di investimenti complessivi in R&S sul totale del prodotto interno lordo).
In questo periodo infatti l’intensità della R&S della Cina è cresciuta costantemente, fino a superare quella della UE a 27. Nel 2020 si stima un’intensità della R&S della Cina pari al 2,4% mentre nella UE a 27 è del 2,2%.
In comparazione gli USA mantengono la maggiore intensità della R&S con il 3,45% nel 2020 mentre nell’aggregato OCSE resta pari al 2,7%.
Tra i “campioni” però spiccano Israele (5,44%), seguita da Corea del Sud (4,81%) e Taiwan (3,64%). Queste ultime assieme al Giappone (3,27%) confermano gli impegni dell’area asiatica nell’accrescere la propria supremazia tecnologica.
In area UE invece solo Svezia, Germania, Belgio e Austria superano il 3% del Pil che era l’obiettivo generale di Europa 2020.
La crescente distanza negli input della R&S ha avuto ricadute anche nella geografia delle invenzioni, così che UE e USA si dimostrano forti attrattori di brevetti di origine asiatica in alcuni settori strategici delle economie occidentali.
Secondo dati EPO nel 2021 sono state presentate 188.600 domande di brevetti in Europa, il più alto numero mai raggiunto sinora.
La maggior parte dei brevetti presentati in Europa (44%) proviene dal nucleo dei principali paesi EPO di cui l’Italia è parte, preceduta da Svezia, UK, Olanda, Svizzera, Francia, Germania.
Nel 2021 il 25% delle domande di brevetti proviene da imprese che hanno origine negli Stati Uniti e una uguale fetta dall’area asiatica: Giappone (11%), Cina (9%), Corea del Sud (5%). Rispetto all’anno precedente, le domande di brevetto che provengono dalla Cina sono aumentate del +24%, quelle di Taiwan del +7% mentre quelle degli Stati Uniti del +5,2%.
Questa effervescenza delle invenzioni asiatiche in Europa si afferma nell’ambito delle tecnologie digitali e computer ma la crescita più evidente si riscontra in settori chiave come le biotecnologie (+76% da Cina), semiconduttori (+46% da Cina, +36% dalla Corea, +20% dal Giappone), chimica organica fine (+38% da Cina), trasporti (+26%).
L’attualità di questo dinamismo andrebbe letto probabilmente anche alla luce del ri-orientamento regionale delle politiche europee per la ricerca e innovazione (es. Chips act UE e RePower UE) in alcuni settori strategici quali la microelettronica e l’energia.
Anche gli Stati Uniti, secondo dati UPSTO del 2021, ricevono 278.078 domande da imprese residenti di origine straniera; il 23,86% proviene da Giappone, il 17,16 dalla Cina, l’11,95% dalla Corea. In confronto con alcuni paesi UE, l’8,40% proviene dalla Germania, il 3,29% dalla Francia, l’1,62% dall’Italia.
La Russia tenta invece di ritagliarsi un ruolo di primo piano nello spazio politico (e non economico) tra USA e Cina. Possiamo osservare, infatti, che le domande di brevetto che originano dalla Federazione Russa sono trascurabili sia in Europa (0,14%), sia negli Stati Uniti (0,36%). E’ il sintomo di un modello di sviluppo poco propenso alla cooperazione economica internazionale e fortemente orientato dallo stato. Ciò si riverbera anche sulla preponderante R&S svolta dal settore pubblico (circa il 33% del totale), che è quasi il triplo della UE e degli Stati Uniti, nonché il doppio della Cina.
Per approfondimento:
Investimenti in R&S e brevetti: l’Unione Europea in comparazione con Stati Uniti e Cina – marzo 2022
La Ricerca e Sviluppo internazionale. Gli input ‘20-’21 e gli output ‘21-’22
Scarica R&S Dati Statistici 2023
Scarica R&S Dati statistici Marzo 2022