Abbiamo intervistato Giovanni Spatti, Co-founder & Manager di Wood Beton. Con lui abbiamo chiacchierato di edilizia sostenibile e di come questa scelta impatti nella strada verso la realizzazione della transizione ecologica.
Questo è il secondo incontro, dopo quello con Marco Iuorio, dedicato al tema delle tecnologie per le costruzioni sostenibili, realizzato nell’ambito del SockETS lab italiano.
Può descriverci brevemente il suo ruolo e le principali attività svolte nella sua organizzazione (Wood Beton) e il suo interesse per il workshop di oggi?
Sono uno dei soci fondatori di Wood Beton, e sono anche il direttore tecnico. Wood Beton è una società che si contraddistingue da sempre per il suo spirito innovativo, e, diciamo, che io sono ancora oggi colui che all’interno di Wood Beton si occupa di ricerca, sviluppo e innovazione; oltre a seguire ovviamente anche quella che è la quotidianità dell’azienda. La mia realtà non è solo Wood Beton, io non opero solo con il legno ma soprattutto anche con il calcestruzzo prefabbricato. Avremo occasione poi di dire perché anche il calcestruzzo può essere un materiale ecosostenibile, se usato in un certo modo. Quindi il mio ruolo, all’interno delle mie realtà aziendali, è quello di guardare avanti e di innovare.
Secondo la sua esperienza, quali sono le tecnologie e le innovazioni che potranno portare un impatto più profondo e diffuso nel settore edilizia e costruzioni in un’ottica di sostenibilità ed economia circolare?
Userei da subito una parola che credo sia assolutamente il mezzo per raggiungere il fine di un’edilizia sostenibile economicamente, dal punto di vista ambientale e dal punto di vista sociale. La parola magica che uso è “industrializzazione”: io credo che sia una strada obbligata, e tutte le mie aziende hanno percorso questa strada. Wood Beton in modo particolare, ormai da sette-otto anni, produce con sistemi industrializzati, con linee di montaggio, ed esportiamo i nostri prodotti in tutta Europa.
Quali scenari immagina riguardo l’applicazione delle tecnologie abilitanti nel settore dell’edilizia e delle costruzioni in un’ottica di medio lungo periodo?
Direi che la situazione che stiamo vivendo oggi in generale in Europa e nel mondo, ma soprattutto in Italia a causa della Super Bonus 110, è certamente quella di una grande carenza di manodopera, di competenze specifiche; quindi lo scenario che io immagino, e mi ricollego alla mia precedente risposta, è quello di assistere a un veloce e rapido sviluppo delle tecnologie legate all’Edilizia Industrializzata, che si deve basare non solo sul materiale green per eccellenza che è il legno, ma deve basarsi su una commistione intelligente dei tre materiali principali che noi abbiamo a disposizione, che sono sì legno ma sono anche il calcestruzzo e l’acciaio. Questi materiali, se impiegati in maniera intelligente, riducendo al minimo il loro impiego, quindi usando sezioni ottimizzate e attraverso processi di Edilizia Industrializzata, possono risultare tutti insieme assolutamente sostenibili.
Secondo lei, quanto può essere importante il coinvolgimento dei portatori di interesse e dei cittadini per promuovere le innovazioni nel contesto delle costruzioni e dell’edilizia? E in quali contesti specifici sarebbe opportuno agire?
Certamente il coinvolgimento dei cittadini, che costituiscono alla fine la domanda di abitazioni, è fondamentale. Bisogna portarli a conoscere quali sono le nuove tecnologie, a partire dai cittadini; ma nel mondo della scuola gli istituti professionali purtroppo ancora oggi insegnano metodi di costruzione passati, mentre le aziende sono molto avanti. In modo particolare Wood Beton credo che da questo punto di vista sia emblematica. Quindi un coinvolgimento anche dei cittadini, ma ripeto in modo particolare del mondo della scuola e del mondo accademico lo ritengo essere fondamentale.
In questo contesto di economia circolare e sostenibilità quale ruolo può avere la collaborazione tra ricerca pubblica e privata?
Direi che è auspicabile innanzitutto perché oggi in questo settore non esiste in maniera diffusa questo tipo di collaborazione tra ricerca pubblica e ricerca privata; ma è certamente auspicabile perché attraverso le competenze e i necessari tempi stretti di cui l’industria necessita si può arrivare, attraverso il contributo della ricerca, a mettere a terra progetti certamente dall’alto contenuto tecnico, ma anche in tempi rapidi e finalizzati all’uso che il mercato richiede.
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