Tra dieci anni a fronte del raddoppio degli investimenti delle imprese in Ricerca e Sviluppo e della quota di addetti, ci troveremo di fronte ad un crescente fabbisogno di assunzioni di profili introvabili o poco formati.
E’ questo lo scenario allarmante che dovremo affrontare se la tendenza storica rimarrà invariata. Nel decennio 2010-2020, infatti, gli addetti alla R&S nelle imprese italiane dati (stat- Eurostat) sono raddoppiati, attestandosi a circa 326.000 unità di cui la quota di ricercatori è intorno al 30% mentre la maggior parte è costituita da tecnici specializzati ed altro personale. Nello stesso periodo le imprese hanno quasi duplicato gli investimenti in personale della R&S che oggi ammontano a circa 11 miliardi di euro.
Si stima che il mismatch tra domanda e offerta – la difficoltà di reperire le professionalità ricercate ad agosto 2022 abbia interessato il 42% delle opportunità di lavoro.
E’ questo il grido d’allarme che ha stimolato oggi la riflessione e il dibattito nel corso della Giornata per la Ricerca e l’Innovazione Industriale – appuntamento annuale di Airi (Associazione Italiana Ricerca Industriale) nel corso del quale l’Associazione incontra i propri soci ed il network dell’ ecosistema della ricerca ed innovazione per discutere i temi di rilevanza strategica per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione.
Quest’anno la Giornata Airi è stata dedicata ai giovani, alla loro formazione e alla domanda di competenze scientifiche e tecnologiche dell’industria.
Nel corso della giornata sono emersi sempre più chiaramente alcuni problemi strutturali e di obsolescenza del sistema che si occupa dello sviluppo educativo e professionale dei giovani che non consentono di affrontare al meglio le complesse sfide sociali, ambientali e tecnologiche.
In Italia il numero di laureati STEM è minore rispetto agli altri principali paesi europei e sono il 27% rispetto al totale dei laureati. In termini assoluti i laureati STEM nel 2020 erano circa 93.000 (dati Ministero Università e Ricerca), il 31% dei quali in materie del gruppo scientifico e matematico e il 5% in tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict), con la maggioranza ancora concentrata tra ingegneria e architettura.
In questo quadro si inserisce il gender gap nella scelta degli studi. Nonostante le donne rappresentino oltre la metà dei laureati in Italia (58,7%), nel 2020 solo il 18,9% delle giovani donne si è laureata in materie STEM, contro il 39,2% dei maschi e, se si guarda anche alle lauree in informatica, il dato scende fino al 15%(Almalaurea XXIII Indagine sul Profilo dei Laureati, dati 2021). E ancora solo 1 donna su 6 sceglie un percorso universitario in ambito STEM, la metà degli uomini, per i quali l’incidenza è di 1 su 3.
La supremazia tecnologica dei prossimi decenni si giocherà sempre di più sulla competizione scientifica, economica e culturale, mirata ad attrarre nelle aree d’influenza geopolitica i principali fattori della ricerca e sviluppo: investimenti, talenti, conoscenza. Per vincere la sfida occorre che tutti gli attori concorrano insieme agli obiettivi dati ed il network Airi offre già esempi virtuosi di collaborazione innovativa.
Contestualmente è anche necessario preparare i giovani di oggi e di domani a tale futuro attraverso percorsi formativi che permettano loro di avere una corretta percezione della complessità del mondo contemporaneo, di accedere al mondo del lavoro con competenze tecnologiche più adeguate, e di agire finalmente su quelle trasversali, oggi definite frequentemente come il bagaglio che fornisce all’individuo la capacità di resilienza che consente di leggere e affrontare gli impatti che l’evoluzione tecnologica e della domanda sociale determina sul Capitale Umano.