Esperti di spicco mondiale si sono confrontati lo scorso 14 novembre a Bruxelles sui possibili impatti etici, legali ed etici prodotti dall’uso delle tecnologie emergenti per la transizione verde e digitale: realtà digitale estesa e intelligenza artificiale; tecnologie di riduzione dell’impatto climatico (carbon dioxide removal, solar radiation management)In particolare: la necessità di un quadro normativo chiaro e definito, il ruolo dei finanziamenti pubblici e privati, il coinvolgimento dei policy maker nella progettazione e nello sviluppo di queste tecnologie, che sono in continua evoluzione.
È emerso un quadro complesso, in cui è necessario garantire l’uso di queste tecnologie esclusivamente nell’interesse pubblico.
Realtà digitale estesa e intelligenza artificiale
Nella prima parte dell’incontro, Alexei Grinbaum, Alina Kadlubsky, Ivan Yamshchikov e Laura Weidinger hanno discusso su come l’AI e la realtà digitale estesa dovrebbe essere gestite e su come possano plasmare e influenzare l’azione umana.
Laura Weidinger, Senior Research Scientist di Google DeepMind, che studia approcci e modelli per misurare i rischi etici e sociali prodotti dai sistemi di Intelligenza Artificiale, propone un processo di valutazione a più livelli che tenga conto delle capacità tecniche, dell’interazione con gli strumenti e gli uomini e l’inevitabile impatto sistemico.
Nella sua relazione evidenzia come nell’ambito dell’intelligenza artificiale non bisogna considerare solo ed esclusivamente le prestazioni tecniche raggiunte dagli strumenti di AI, ma anche e soprattutto le modalità di integrazione nelle strutture e nei processi sociali; ad esempio, chi formerà l’AI? In quali contesti essa opererà?
Tecnologie di riduzione dell’impatto climatico
Nella seconda parte, Dominic Lenzi, Dusan Chrenek, Behnam Taebi e Matthias Honegger hanno affrontato le questioni etiche legate al Climate Engineering (anche definito come geo-engineering), che è l’insieme delle tecnologie proposte per tentare di contrastare su scala planetaria gli effetti dei cambiamenti climatici e in particolare del riscaldamento globale. Il climate engineering può essere considerato come la terza e ultima strategia di emergenza per affrontare i cambiamenti climatici dopo gli sforzi di mitigazione e adattamento, considerati prioritari dall’attuale consenso degli esperti.
Il Prof. Behnam Taebi, docente di Etica dell’Energia & del Clima alla Delft University of Technology, ha esplorato gli intricati dettagli etici della Climate Engineering. Tra le principali tecnologie di climate engineering vi sono la rimozione e lo stoccaggio dell’anidride carbonica dall’atmosfera (CDR – Carbon Dioxide Removal) e la riduzione della radiazione solare incidente (SRM – Solar Radiation Management). Esse hanno caratteristiche molto diverse per efficacia, velocità di implementazione, costi e profili di rischio per effetti non voluti, poco noti o ignoti del tutto. Proprio a causa delle incertezze scientifiche inerenti a tale approccio, e per le inevitabili ripercussioni politiche, sociali, ed etiche, l’eventuale gestione planetaria di progetti operativi di climate engineering è oggetto di ampio dibattito. La velocità con cui il cambiamento climatico sta accelerando potrebbe significare che potremmo essere costretti a utilizzare queste tecnologie.
Come affrontare le incertezze scientifiche e le resistenze sociali alle tecnologie di ingegneria climatica? Allo stato attuale, abbiamo poca esperienza nella sperimentazione di questi strumenti e poca comprensione dei loro effetti a breve e a lungo termine. È quindi necessario iniziare a sperimentare queste tecnologie per essere preparati al loro probabile uso finale.
Secondo Taebi, utilizzando valutazioni etiche “dinamiche”, ossia che incorporino l’etica nella ricerca e nella sperimentazione dell’ingegneria climatica fin dalle prime fasi di sperimentazione e durante tutta la fase di progressione tecnologica. L’implementazione di valutazioni etiche dinamiche potrebbe aiutare a superare la situazione di stallo tra sostenitori e detrattori e a concentrarsi sull’etica e sulla governance della ricerca, che permetterebbe di rivalutare l’accettabilità etica di questi strumenti.
Sono seguiti altri numerosi interventi dai rappresentanti dei partner di progetto TechEthos: Eva Buchinger, Laurence Brooks e Renate Klar.
I risultati del progetto
Il progetto TechEthos, ormai in fase conclusiva, può rappresentare un punto di partenza e un catalizzatore per tutti i lavori di ricerca sulle implicazioni etiche prodotte dall’uso delle nuove tecnologie.
- Vedi il video integrale del panel sulla Realtà digitale ed estesa
- Vedi il video integrale del panel sulle Tecnologie di riduzione dell’impatto climatico
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