- Versione
- Download 20
- Dimensioni file 1.59 MB
- Conteggio file 1
- Data di creazione 25 Novembre 2022
- Ultimo aggiornamento 4 Novembre 2024
Working paper Airi: Nuove competenze Digitali e Green nella Ricerca e Sviluppo Industriale
Il Report “Nuove competenze Digitali e Green nella Ricerca e Sviluppo Industriale” è frutto delle analisi del Gruppo di lavoro Airi “Education, Giovani, Ricerca e Industria” che, a partire dal crescente mismatch tra domanda e offerta di lavoro, ha avviato una serie di riflessioni sui possibili motivi che rendono i profili professionali richiesti nell'ambito della Ricerca Industriale non completamente adeguati in materia di competenze.
Se la tendenza storica rimarrà invariata, tra dieci anni è probabile che si duplicheranno gli investimenti delle imprese in Ricerca e Sviluppo (R&S) e la quota di addetti, con un crescente fabbisogno di assunzioni di profili introvabili o limitatamente formati.
L'attuale sistema che si occupa dello sviluppo educativo e professionale dei giovani presenta alcuni problemi strutturali e di obsolescenza, benché sia chiamato a educare e formare cittadini che dovranno gestire le complesse sfide sociali e ambientali, anche trainate dalle tecnologie della quarta rivoluzione industriale.
Tra i problemi strutturali il minor numero di laureati STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), rispetto agli altri principali paesi europei, nonostante una crescente attrazione dei giovani verso le discipline universitarie tecnico scientifiche. In particolare, risalta la bassa attrazione verso gli studi delle Information and Communication Technologies (ICT) sintomo di una scarsa cultura digitale nel senso più ampio del termine, con il paradosso di avere giovani molto abili con le piattaforme mobili ma inconsapevoli dei rischi e, men che meno, coscienti degli aspetti di vulnerabilità e sicurezza dei dati e delle reti a livello individuale e sociale. La stessa debolezza si ripropone, per ragioni diverse, nelle generazioni più mature, con bisogni crescenti di reskilling, upskilling e formazione permanente.
Anche le competenze del ricercatore industriale che si occupa di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) devono essere riorientate e rafforzate verso una sensibilità sociale, ambientale, etica trovandosi ad operare in contesti internazionali caratterizzati da maggiore discontinuità, imprevedibilità e in organizzazioni soggette a cambiamenti repentini delle stesse filiere industriali.
Altro problema strutturale, anch’ esso in via di miglioramento, è relativo al gender gap nella formazione STEM e di conseguenza nelle relative carriere industriali.
Permane inoltre ancora molto limitata la percentuale di assorbimento dei Dottori di ricerca nelle industrie, ovvero di personale ad altissima qualificazione con orientamenti multidisciplinari, il cui numero per altro aumenterà anche grazie alle possibilità aperte dai Fondi e dalle conseguenti Missioni del PNRR.
Di qui la necessità di maggior osmosi tra il mondo delle università e della formazione e le imprese per formare figure di ricercatori universitari e ricercatori industriali che possano dialogare con maggiore facilità grazie a nuove caratteristiche e competenze.
Il Report ha individuato alcune nuove competenze che saranno sempre più necessarie nel futuro, molte delle quali legate alle soft skill necessarie per le carriere dirigenziali, quali la multidisciplinarietà, la capacità di team building, rivolta non più solo all’interno, la gestione del rischio, la compliance rispetto ai codici di condotta, lo stakeholder engagement.
Queste necessità devono concorrere a potenziare e cambiare l’orientamento dei giovani e creare un filo conduttore nei vari cicli di istruzione. La formazione terziaria e professionale dovrebbe favorire nuove modalità di apprendimento delle competenze digitali e manageriali. Ad esempio, affrontare le criticità legate al rapporto uomo-macchina, rafforzare il paradigma circolare e rigenerativo della produzione (design sostenibile di prodotto e di processo), accrescere le competenze in valutazione di impatto di sicurezza.
L’ambizione è quella di sviluppare nuovi ecosistemi integrati, dall’educazione alla ricerca industriale, dal trasferimento tecnologico all’open innovation, dalla grande industria alle PMI, start up e spin off.
Si tratta di azioni virtuose che hanno il merito di partire da progetti autonomi e prevalentemente autofinanziati dalle industrie e dalle università, che però necessitano di essere sostenuti, ampliati e resi strutturali, ora anche, in parte, grazie alle azioni e riforme individuate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e, successivamente, con programmi e agevolazioni continuativi almeno fino al 2030.